Marco Valerio Marziale Benvenuti in www.marziale.com
     
VII, 96
Lutto di Basso, qui sotterra sono
Urbico: un bimbo cui l'immane Roma
famiglia e nome diede. Mi mancavano
ai tre anni sei mesi e le impietose
Parche il mio stame di vita strapparono:
Parole, aspetto, età non mi giovarono.
Piangi sulla mia tomba, tu che leggi,
e che vorrai ti sopravviva a lungo
il Lete varchrà carico d'anni.

II, 89
T'assolvo per le notti che dilunghi,
Gauro, nel bere: tu imiti Catone.
Per i versi che scrivi in latitanza
d' Apollo e delle muse: sei seguace
di Cicerone. E Antonio copi, quando
vomiti; e Apicio, allorché ti rimpinzi.
Ma, quando succhi il cazzo, a chi t'ispiri?

II, 61
Quando le gote a te fiorivan morbide
di lanugine lieve, oscenamente
la tua lingua leccava laggiù in basso,
senza vergogna, gli uomini. Ma adesso
dei becchini e dei boia il tristo ceffo
tuo merita il disprezzo e allora impieghi
altrimenti la bocca, tutto in ruggine,
latrando a chi t'imbatti. Molto meglio
la sacrilega lingua esercitare
sui genitali: quando li succhiavi,
era più pura, senza paragone.

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